di Cesare Pradella

Sul tema dell’antiriciclaggio, della corruzione, dell’usura, delle infiltrazioni mafiose anche nei gangli della pubblica amministrazione, specie nelle province di Reggio e Modena, è tornata la dottoressa Giorgia Manzini, notaio con studio a Reggio, che ha inaugurato alla presenza di autorità, liberi professionisti e stampa, la sede periferica di Correggio.
Prendendo spunto dal maxiprocesso ‘Aemilia’ in corso di svolgimento, la dottoressa Manzini, che è stata relatrice in occasione di incontri organizzati dalla Fondazione Giustizia di Reggio, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto che “il processo in corso ha confermato tutte le preoccupazioni esistenti e cioè quelle di una pericolosa inquietante forma di collusione tra aziende private, cooperative e criminalità organizzata”.
“Il fenomeno a Reggio – ha aggiunto – ha affondato le sue radici in una realtà ricca, laboriosa e industrialmente avanzata, dunque appetibile da parte della malavita che ha trovato l’accondiscendenza di ditte messe in crisi dalla grave crisi economica ancora presente nel nostro territorio, che è scesa a compromessi pur di lavorare. Si tratta dunque di una forma di illegalità economica, specialmente presente nel settore dell’edilizia e delle costruzioni, che ha distorto le normali regole del lavoro, degli appalti, degli investimenti e del credito bancario”.
Secondo il notaio Giorgia Manzini è necessaria una reazione del tessuto sano della realtà reggiana, dei privati come della pubblica amministrazione, per cercare di fermare questa pericolosa infiltrazione mafiosa prendendo spunto dal processo ‘Aemilia’ che ha messo in luce questo grave e preoccupante fenomeno e allarmato l’opinione pubblica che riteneva invece il nostro territorio impermeabile a questo fenomeno tipico di altre realtà.
“Perché qui vi sono ancora tutte le condizioni e gli anticorpi necessari per reagire a questo stato di cose e riportare legalità laddove questa è scomparsa o è minacciata”.